martedì 6 maggio 2014

L'Ucraina e il nazionalismo della serva


Guardare questo video sarà utile a farvi capire perché gli argomenti di ieri sera nei TG e nell'immondizia dei talk show di finta sinistra erano Grillo che urla, Matte' 'o Renzi, Genny 'a Carogna e le sue magliette, Matte' 'o Renzi, Piero 'o Ditomedio - Fassino che, lo ricordo, è l'italiano candidato a guidare il semestre europeo, assieme a D'Alema e Letta - Matte' 'o Renzi, il calcio come oppio del popolo, Matte' 'o Renzi, l'antiberlusconismo rituale e tutti i vari ed eventuali altri percolati che il vostro televisore possa aver spurgato nel corso della serata. 
Distrarre, distrarre, creare falsi problemi e riempire le ore di nulla per occultare notizie che potrebbero disturbare i piani di conquista legati all'esito delle prossime elezioni europee. 

Come ci evince dal filmato, l'Ucraina è in mano ai nazifascisti eredi dei collaborazionisti del Terzo Reich della seconda guerra mondiale e non c'è da meravigliarsene. L'impero occidentale tradizionalmente si serve dei peggio reazionari che riesce a trovare nei paesi target. 
L'importante per i media è non far capire cosa succede in quel paese sull'orlo della guerra civile e dove già accadono massacri come quello di venerdì scorso ad Odessa, perché questi "che vengono ammazzati perché vogliono venire in Europa" (Goebbels rules) sono ultranazionalisti e il messaggio che invece i servi prezzolati ci trasmettono in ogni modo è internazionalismo, internazionalismo, aprire le frontiere, condividere lo stile di vita del migrante. Migrante che viene creato portando in casa sua la guerra civile fomentata dai signori della guerra imperiale. Guerra e shock economy come facce della stessa medaglia. 
Nascondere soprattutto, come dicevamo, la contraddizione tra nazionalismo buono, quello che serve (a loro) e nazionalismo cattivo, quello dei popoli europei che si rifiutano di perdere la loro identità e sovranità in nome di questo capitalismo assoluto di merda che riesuma il fascismo dalla tomba grazie all'utile opera dei becchini della sinistra.

Guardate, e inorridite.

Ci sono altre testimonianze ed altri video qui. Direttori dei giornali e cinegiornali luce italiani, vergognatevi per non avere il coraggio di pubblicare queste atrocità sui vostri fogliacci e tg. Siete complici.


5 commenti:

  1. Cara amica Lameduck,

    ti riporto un articolo che ha scritto tempo fa il mio amico poliglotta sull'Ucraina

    Secondo alcuni, le reazioni della comunità internazionale ai recenti avvenimenti della Crimea sono state troppo deboli, blande. Si è temuto di irritare una potenza politico-economica come la Russia, in particolare si è pensato in Europa che si rischiava di mettere in pericolo l’approvvigionamento energetico dall’est e così, alla fine, ci si è accontentati di inefficaci proteste di facciata. C’è probabilmente del vero in tutto questo. Ma si può ammettere, come tra gli altri ha fatto notare il candidato socialista Schultz alla carica di presidente della Commissione europea, che a trattenere da passi più decisi abbia concorso anche il sapere che la popolazione della Crimea è, nella sua grande maggioranza, russa e che non si è mai considerata ucraina. La Crimea in Ucraina era una Repubblica autonoma, con un proprio parlamento e un proprio governo, soprattutto perché la sua lingua, ovvero la sua composizione nazionale, era diversa da quella del resto del paese.
    Passano i decenni, anzi, i secoli ma in Europa dalla Rivoluzione francese a questa parte si mantiene forte l’idea che la lingua ha un decisivo valore politico, perché la lingua identifica la nazione e la nazione irresistibilmente tende ad uno stato suo proprio (le poche eccezioni son lì a confermare la regola). Qualche anno fa tutti in Europa avrebbero preferito continuare a manifestare un doppio amore alla Germania, vale a dire a due Germanie, ma, come scandiva nel 1989 la gente nelle strade della DDR, la nazione era una e, con qualche reticenza, ci si è alla fine rassegnati a che anche lo stato diventasse uno. Ogni paragone zoppica, d’accordo, ma si può capire che nei giorni scorsi in Russia molti abbiano parlato della ormai ex-Repubblica autonoma di Crimea come di una DDR del XXI secolo, separata dalla Russia in una maniera difficile da accettare. O quel che vale per i tedeschi non vale per i russi?
    Benché l’ideologia multiculturalista, con tutte le sue incognite, sembri oggi molto più moderna e trendy delle ideologie concorrenti, va riconosciuto apertamente, e forse anche utilmente, che l’argomento linguistico-nazionale conserva in molti casi un grande valore presso l’opinione pubblica. Quando dall’annuncio di programmi governativi, sui quali lo jargon del multiculturalismo agevolmente mette la sua impronta, si passa alle decisioni politiche fondamentali che coinvolgono i cittadini, torna in campo il fattore linguistico o, il che è lo stesso, nazionale.

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  2. continua
    A conferma d ciò proprio in questi giorni nella parte del continente europeo più lontana dalla Crimea e, se proprio si vuole, dall’arretratezza anche politica di quell’area, è arrivata a un punto di grave crisi la questione catalana. Poiché il malessere della Catalogna si trascinava da anni, sembrava potesse diventare uno di quei disturbi che danno fastidio sì, ma non son letali. Si poteva pensare che si sarebbe arrivati a un compromesso nella Spagna delle autonomie, confidando molto nel tempo, che stempera le passioni, e confidando un po’ anche nella democrazia in stile Unione europea, che le burocratizza, filtrandole attraverso verbosi documenti finali, co-finanziamenti di progetti rigorosamente tecnici e assunzioni pubbliche fatte col bilancino fra le varie lingue.
    Questo sogno, però, non si è avverato. La Catalogna già nel suo nuovo statuto di autonomia del 2006 aveva dichiarato quella catalana una nazione. Il Tribunale costituzionale spagnolo, dopo anni di riflessione, aveva preteso nel 2010 la cancellazione di quella parola. Al termine di trattative infruttuose, il Parlamento autonomo della Catalogna nello scorso gennaio ha rotto gli indugi e ha indetto un referendum per il 9 novembre di quest’anno: chiederà ai catalani se si considerano una nazione, vale a dire se aspirano ad uno stato catalano. Il Parlamento centrale di Madrid doveva proprio in questi giorni decidere se autorizzare il referendum, trasferendo alla regione la competenza di organizzarlo, competenza che attualmente spetta a Madrid. Ebbene, nella recente seduta del 9 aprile le Cortes madrilene hanno negato a Barcellona il trasferimento di competenze e dunque il referendum. Molto netta è stata durante il dibattito la chiusura del Partito popolare che governa, secondo il quale la Spagna è plurale nelle autonomie ma in quanto a sovranità resta una, e sulla sovranità spagnola non può decidere una parte di cittadini (quella che vive in Catalogna). Più sfumate, specie nel tono, le dichiarazioni del Partito socialista all’opposizione. Ma la moderazione socialista non esprime altro che incertezza visto che alla fine si è concretizzata nella intempestiva e illusoria proposta di mettersi ora a riscrivere la costituzione, per dar vita a una Spagna non più autonomista, ma federale.
    Non erano ancora stati spenti, per dir così, i microfoni nell’aula delle Cortes, che da Barcellona il Presidente catalano Mas, democraticamente eletto da un Parlamento altrettanto democraticamente eletto, ha fatto sapere che la scelta del referendum non verrà modificata, annullando così, almeno per quanto si vede, ogni spazio di compromesso. Inutile aggiungere che la questione è seguita col massimo interesse dal governo autonomista dei Paesi Baschi, che si considera a sua volta il portavoce della nazione basca.
    Il referendum in Catalogna, se si terrà, avrà luogo in circostanze certo meno drammatiche di quello recentemente tenutosi in Crimea. Ma, per coloro che non ne sono coinvolti, rappresentano entrambi un richiamo all’enorme valenza politica, in senso democratico, della lingua e, di conseguenza, della nazione.

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  3. cara Barbara non ce la faccio più ad indignarmi, è troppo. Sembra che sia circondata da esseri alieni, appena provi ad approfondire qualche argomento non ti ritrovi con gli amici, non ti ritrovi con i colleghi, non ti ritrovi con i parenti. Mi sento una disadattata. L'Ucraina, l'euro, Renzi, i sindacati, non riecono a scuotere i cervelli ad aprirsi un varco nella marmellata di neuroni che è diventata l'attività cerebrale di chi ci circond, neanche le immagini possono, si perchè qualche immagine sull'Ucraina è passata, ma tanto è come se vedessero chissà cosa. Tutta questa energia che viene spesa per scuotere gli altri alla fine diventa un macigno che ti si ritorce contro. Mi ritengo una persona abbastanza vitale ma questa vitalità si sta spegnendo, sono troppe le cose che devi fronteggiare, alla fine ho paura che lancerò la spugna. Oltre a tutto a volte mi prendono anche i dubbi, se fossi io quella che non vuole capire, se fossi io a non avere abbastanza cultura e informazioni quando invece indico gli altri superficiali? Mi piacerebbe isolarmi da tutta questa confusione, da tutte queste immagini senza senso, da tutte queste parole senza significato. Tempo fa ho fatto un sogno che rappresenta bene credo, il mio stato d'animo. Ero in spiaggia in una bella giornata di sole però il cielo non era limpido c'era un pò di foschia e tirava un leggero venticello, la spiaggia non era piena ma comunque c'erano un numero congruo di persone perlomeno come piace a me. Ad un certo punto le onde del mare hanno cominciato ad alzarsi a diventare sempre più minacciose e stranamente sembravano fisse, alte e fisse, nel senso che non facevano il classico movimento dell'onda, erano in cima frastagliate come montagne, allora ho gridato e correndo verso l'interno ho visto un bambino e lo preso per mano, correvo verso le dune che prima non c'erano e sono riuscita a giungere sulla loro cresta, ma incredibile invece di pararami davanti colline e terreni c'era dall'altra parte sempre il mare minaccioso, allora con il bambino ho corso verso la dirazione della sabbia avendo sia a destra che a sinistra il mare che si avvicinava sempre più lambendo le dune. A quel punto mi sono svegliata, ma mi è rimasto impresso, ancora adesso lo ricordo molto bene perchè lo spavento è stato tanto. Ecco lo so sono circondata, circondata da un futuro incerto sia per me che per la mia famiglia, circondata da gente cieca e sorda, circondata da traditori. Sono veramente esausta, mi sembra che anche le mie convinzioni si stiano dissolvendo. MI sento come il bambino che riusci a non far crollare la diga in Olanda mettendo un dito nel foro, solo che lui è riuscito nel suo intento a me invece mi sta venendo l'artrosi.

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    1. Tieni duro Fiore, in realtà moltissimi hanno capito ed altri capiscono. Bisogna bruciarsi di persona, altrimenti ci si rifugia nella Fede (PD e soci), sperando, in malafede perché anche loro sanno, che basti a salvarsi stare dalla parte del tiranno. Il sogno dell'onda è da anni un sogno planetario ed inspiegato, pensa che l'ho fatto anche io prima di leggere sul web che è un sogno che accomuna da anni tutto il globo. La Specie sa che stiamo sbagliando e l'inconscio ce lo comunica. Teniamo duro e tifiamo per la saggezza. Un caro saluto.

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  4. cappuccetto10:12

    Giornali e TV si stanno dando da fare a nascondere tutto e distrarre le masse ed io che delle masse faccio parte perché, credetemi, non è un alibi se vi dico che mi manca il tempo per approfondire come vorrei, non ci ho capito una mazza. Se qualcuno è così gentile da spiegarmi in parole povere...

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